26 Marzo 2024

IN SVIZZERA STOP ALLA DICHIARAZIONE DOGANALE

Abolizione dell’imposizione daziaria su beni e prodotti industriali, realtà dallo scorso 1° gennaio e, in futuro, abolizione della dichiarazione doganale per tutti i beni e i prodotti esentati da oneri daziari: la rivoluzione doganale della Confederazione elvetica travolge anche le vestigia di un mondo forse antico, peggiore è ancora da dimostrare.
In principio fu DaziT, il programma di digitalizzazione e trasformazione dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) chiamato, entro il 2026, a semplificare, ottimizzare e digitalizzare tutti i processi doganali, incidendo sull’intera organizzazione doganale, struttura e cultura, processi e basi legali, strumenti di lavoro e infrastruttura, formazione e perfezionamento. In seguito, venne la decisione del Consiglio federale di abolire i dazi industriali, via, tra le altre, per ridurre i prezzi di beni e servizi, non parametrabili a quelli dei Paesi limitrofi, influenzati dai livelli elevati dei salari e dei costi, certo, ma non solo, barriere commerciali tariffarie e non tariffarie concorrono a isolare, commercialmente, il mercato svizzero. Visione profetica, lo scorso 6 marzo il Consiglio nazionale ha vaticinato la morte della dichiarazione doganale per tutte le merci, in ingresso in Svizzera, esentate dal pagamento dei dazi: un lavoro che non porta a nulla, se non a un onere aggiuntivo per importatori ed esportatori, sentenziano i profeti della libertà doganale; una sventura, capace di creare un mercato di contrabbando degno dei più bui periodi di guerra, protestano l’opposizione e i nostri spedizionieri e operatori che su quel confine lavorano. Lontano dall’essere giudici, un’utile occasione per riflettere su ruolo e scopo, in ambito unionale sempre meno centrale, dell’obbligo dichiarativo.

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