26 Marzo 2024

AUTO ELETTRICHE, LA NUOVA FRONTIERA CINESE

Preoccupata di una possibile “annessione automobilistica”, l’Unione europea assoggetta a registrazione i veicoli cinesi a batteria nuovi, per il trasporto di un massimo di nove persone compreso il conducente, azionati esclusivamente da uno o più motori elettrici. Immaginiamo lo sconcerto e la paura da ciò suscitati nei figli del Dragone. Non proprio…
BYD, colosso dell’auto elettrica, che presidia il 31% del mercato cinese e vende più di Tesla, sigla, lo scorso 30 gennaio, un accordo con il governo ungherese per l’apertura di uno stabilimento, operativo in tre anni, nei possedimenti di Orban; e già vanta un headquarter nella città metropolitana di Rotterdam e un centro di ricerca e sviluppo a Hunslow, nei pressi di Londra. A Shenzen, terzo porto mondiale con un movimento annuo di 27.74 milioni di TEU, distretto tecnologico in espansione, sud della Cina, vista Hong Kong, l’amministrazione comunale annuncia misure di sostegno, tra cui sussidi all’apertura di fabbriche, creazione di nuove rotte marittime, concessione a nuove aziende della licenza di esportare di auto usate, per incrementare l’esportazione di automobili, non solo elettriche. Prodotti tecnologicamente avanzati, sofisticati, ma a prezzi contenuti: la nuova frontiera cinese per sedurre il mercato europeo, non solo in campo automobilistico, ma in generale nel settore manifatturiero, unico sentiero per raggiungere la soglia della crescita del 5% nell’anno in corso. E, così, la UE corre ai ripari, gli USA l’hanno fatto da tempo, tutti profetizzano nearshoring, backshoring, reshoring, investono nella produzione locale e, intanto, le aziende cinesi ordinano navi per un nuovo China shock, i dazi incombono e la WTO latita, ostaggio dell’ostruzionismo statunitense, non solo trumpiano.

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