14 Settembre 2023

IL DOPO COTONOU SECONDO IL PARLAMENTO UE

L’accordo di partenariato tra l’Unione europea e gli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) (cosiddetto Accordo di Cotonou) doveva scadere nel febbraio 2020. La UE e gli Stati ACP, poi divenuti Organizzazione degli Stati ACP, ha avviato, il 28 settembre 2018, i negoziati per un accordo post-Cotonou, ancora in via di approvazione.
Lo scorso 20 luglio, il Consiglio UE ha adottato una decisione che autorizza la firma del nuovo accordo con i Paesi ACP; la decisione autorizza, inoltre, prima del termine della procedura di ratifica, l’applicazione provvisoria delle disposizioni che rientrano nelle competenze dell’Unione, applicazione provvisoria che non richiede l’approvazione del Parlamento UE, né la sua consultazione. Tuttavia, in passato, quest’ultimo ha sottolineato come gli accordi non debbano essere applicati provvisoriamente senza il suo consenso; che, ora, a seguito di una dettagliata analisi storica, giuridica ed economica, è arrivato. Il testo negoziato e siglato non è, ovviamente, vincolante per le parti, fino alla conclusione delle procedure legali di entrata in vigore o applicazione provvisoria; quindi, al fine di evitare un vuoto legislativo, l’Accordo di Cotonou è stato prorogato più volte e rimane applicabile fino all’entrata in vigore del nuovo accordo o alla sua applicazione provvisoria e, comunque, al più tardi, fino al 31 ottobre 2023. Il vantaggio principale del nuovo accordo? Un quadro giuridico che eviterà accordi bilaterali con settantanove Paesi; anche se, come scrive il Centro europeo per la gestione delle politiche di sviluppo, “il ritardo nella firma e la decisione del Sudafrica di uscire incidono negativamente sullo slancio e sull’interesse politico dell’accordo”; il fantasma dei BRICS aleggia nell’aria…

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