30 Gennaio 2023

CHIPS ACT, LA RISPOSTA UE ALLA CRISI DEI SEMICONDUTTORI

La carenza di semiconduttori è dovuta a un disallineamento tra domanda e offerta, scatenato dalla pandemia globale. La domanda è stata sostenuta da un crescente accumulo di scorte dovuto ai rischi geopolitici, mentre le interruzioni della produzione dovute ai lockdown hanno ulteriormente contratto l’offerta. E i governi corrono ovunque ai ripari.

La pandemia o, meglio, la reazione cinese alla pandemia e la crisi dei rapporti commerciali cino-statunitensi: certo, non sono le uniche cause della crisi dell’approvvigionamento di semiconduttori, essenziali in molteplici settori produttivi (automotive in testa), ma sicuramente sono tra le più deleterie. Analisi recenti collocano il costo della politica cinese zero-Covid a circa 46 miliardi di dollari al mese, mentre il National Economic Council USA stima che la carenza di semiconduttori, probabilmente, ha tolto un intero punto percentuale del PIL 2021.

Ovunque si cerca di accorciare la supply chain, riportando in house la produzione; e anche la UE si muove. La scorsa settimana, la Commissione industria ed energia del Parlamento ha adottato due progetti di legge: uno sul Chips Act, che mira a rafforzare la capacità tecnologica e l’innovazione nell’ecosistema chips della UE e un secondo sul Chips Joint Undertaking, per aumentare gli investimenti per lo sviluppo di questo tipo di ecosistema europeo. Investimenti in infrastrutture di ricerca, sviluppo e innovazione; cooperazione internazionale con partners come Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e Taiwan; potere alla Commissione di attuare misure di emergenza, come dare priorità alla fornitura di prodotti interessanti o effettuare acquisti comuni per gli Stati membri. A Strasburgo, il 16 febbraio, il prossimo passo; poi, i colloqui con il Consiglio.

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