03 Giugno 2021

LA RIDUZIONE DELLE IMPORTAZIONI UK POST BREXIT

Nel suo ultimo Bollettino, la Banca Centrale Europea ha analizzato la debolezza della domanda di importazioni del Regno Unito dopo il referendum Brexit e i rischi legati alla sua bilancia dei pagamenti per l’area dell’euro, un’analisi, anche di respiro storico, di notevole interesse.

A partire dalla metà del 2015, la crescita delle importazioni del Regno Unito di beni provenienti dalla UE e dall’area euro ha registrato una flessione costante, in netto contrasto con gli andamenti più volatili che hanno contraddistinto le importazioni dal resto del mondo, rallentamento che ha trovato punte estreme nell’arco di tempo intercorrente tra il referendum Brexit e la pandemia COVID-19. I veicoli e i prodotti farmaceutici hanno determinato in gran parte tale rallentamento passando da una crescita positiva stabile a due cifre a una crescita negativa a due cifre. I veicoli e i prodotti chimici sono da tempo considerati particolarmente vulnerabili alla Brexit; di conseguenza, i Paesi UE più coinvolti nei rispettivi mercati (la Germania e i Paesi dell’Europa centrale per le auto, Irlanda, Danimarca e Slovenia per i prodotti chimici) potrebbero pagare il prezzo più elevato, qualora l’attuale propensione non modificasse la rotta.

Certo, non tutte le colpe possono essere imputate alla Brexit, ma è evidente, questo il pensiero degli analisti della Banca, che l’incertezza sulla tenuta dei rapporti tra UE e UK dopo la conclusione del periodo di transizione incide sulla fiducia dei mercati, chiamati a meglio sopravvivere l’uno senza l’altro.

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