04 Dicembre 2023

RUSSIA, MONITO DEL PARLAMENTO UE

I sistemi sanzionatori di natura economica funzionano tanto più efficacemente, quanto più è breve il periodo di applicazione; poiché, comunque, comportano un danno anche a coloro che sono chiamati ad applicarle, nel tempo generano la giustificazione “morale” alla loro violazione. Il Parlamento UE rileva, stigmatizza e richiama l’attenzione.
Non si può dire che, questa volta, l’assemblea di Strasburgo (ma anche di Bruxelles, caso unico di un organo con più sedi) non abbiano fatto, come si suol dire, nomi e cognomi: invita le autorità unionali a punire l’aggiramento dei divieti di business con la Russia “come ad esempio la fornitura da parte di Siemens di turbine alla Crimea occupata, nonché le azioni delle imprese che hanno partecipato alla costruzione del ponte di Kerch”, sottolineando come le imprese che violino le sanzioni UE dovrebbero essere escluse da qualsiasi fondo dell’Unione. E’ evidente, infatti, come comportamenti elusivi possano indebolire l’architettura del sistema repressivo in atto e, di fatto, contribuire ad una sua prolungata applicazione, ipotizzabile ben oltre la data di fine conflitto che tutti attendiamo, ma che una situazione di stallo internazionale sembra prorogare sine die. Del resto, non tutta la comunità degli Stati si è mostrata favorevole a tale risposta di natura economico-finanziaria: ecco, allora, il richiamo del Parlamento UE agli Stati membri e al Servizio europeo per l’azione esterna a esercitare pressioni sui Paesi terzi, in particolare su quelli che aspirano all’adesione alla UE o a legami più stretti con essa, affinché cessino di aiutare la Russia a eludere le sanzioni unionali e spingano le loro imprese a sospendere la collaborazione con quel Paese. Tutto giusto e condivisibile, ma per quanto tempo ancora?

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