01 Giugno 2022

EMBARGO SUL PETROLIO RUSSO, MA NON SUBITO

“Il Consiglio europeo conviene che il sesto pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia riguarderà il petrolio greggio, nonché i prodotti petroliferi, forniti dalla Russia agli Stati membri, con un’eccezione temporanea per il petrolio greggio fornito mediante oleodotto”. Accontentato il buon Orban, via libera alle nuove sanzioni.

 

Le sanzioni UE stanno colpendo duramente l’economia russa, è il mantra che la politica unionale ripete senza soluzione di continuità per giustificare la bontà del proprio intervento; manifestare il proprio successo e, tuttavia, versare, nel contempo, miliardi di euro al mese nelle casse russe per l’acquisto di petrolio e gas, qualche contraddizione la mostra. Sul gas non si può intervenire, finchè non si individueranno appropriate fonti di approvvigionamento alternative (oggi, il gas russo copre il 40% delle importazioni UE), ma sul petrolio…solo che a qualcuno era sfuggito che sotto il suolo dell’Europa centrale corre un oleodotto, chiamato Druzhba, che porta il petrolio russo in Ungheria, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca. Da qui, l’opposizione di Orban al nuovo round di sanzioni e il compromesso trovato ieri: le sanzioni, che entreranno in vigore tra sei mesi, avranno ad oggetto il solo petrolio trasferito via mare, ovvero il due terzi del 27% del petrolio importato dalla Russia; se Germania e Polonia confermeranno, nei fatti, l’intenzione di bloccare il flusso attraverso la parte nord dell’oleodotto Druzhba, i due terzi potrebbero diventare il 90%. Meglio di niente. E il Consiglio ribadisce: fermare i tentativi di aggirare le sanzioni. Occhio alle triangolazioni, le pene sono severe…

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